VALBRENTA
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STORIA

LE ORIGINI

 Si deve ricordare che tutto il fondovalle del Brenta si presentava un tempo per lo più paludoso e soggetto a inondazioni frequenti da parte del corso d’acqua. E’ storia recente (1966) l’alluvione che sepellì  di detriti Valstagna ed altri borghi . L’uso permanente della valle ai fini del transito delle merci e delle persone avvenne nel corso del tempo.
Un itinerario stradale lungo la valle del Brenta venne descritto sinteticamente negli Annales Stadensis dall’abate tedesco Alberto di Stade (1190-1261) che, rientrando nei pressi di Amburgo,  cita Solanie (Solagna), Sysmo (Cismon) e Covalle (Covolo). Quest’itinerario oggi è chiamato Via Romea Germanica.
Nel Quattrocento troviamo la descrizione della valle nei diari dei viandanti che scendono dal Nord e Centro Europa per raggiungere la lontana Gerusalemme. Da allora il Brenta divenne anche un’ottima via per il commercio del legname; la preziosa materia prima veniva tagliata in montagna e trascinata in fondovalle attraverso le mulattiere dell’ Altopiano e del Grappa, accumulata in “stazi”, suddivisa in zattere e poi avviata verso la pianura e la laguna.
Fu il commercio del legname a conferire alla Valbrenta una certa importanza e a saldarne il legame con Venezia. Nacque il non facile mestiere dello zattiere, una persona in grado di condurre fino alla laguna ingenti quantità di tronchi d’albero destinati alla flotta navale del Doge. Gli zattieri poi rientravano portando con sè prodotti lagurani, a cominciare dal sale.
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In questa vecchia foto di Valstagna si vedono fluitare le zattere di tronchi
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I Leoni di San Marco di Valstagna e Primolano nonché lo stemma araldico della stessa Valstagna con il defino, che si rifà alla famiglia veneziana dei Dolfin, testimoniano l'importanza del ruolo della valle nella Repubblica di Venezia.
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Il leone litico di Primolano

TOPONIMI

La Valbrenta è piena di nomi che risalgono ad epoche antiche e che raccontano la sua storia.
Talvolta si rifanno a termini di origine germanica, essendo un luogo di confine e di transito tra la pianura veneta e il centro Europa: brint (sorgente) ha dato il nome al fiume; wand (parete) e stein (roccia) a Valstagna. Altri toponimi hanno origini più recenti e intuibili, come Carpané = carpineto. L’ambiente e la natura rappresentavano infatti la principale fonte di sostentamento ed il fattore più condizionante per la vita dell’uomo.

LA GRANDE GUERRA

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Il vecchio confine con l’Impero Austrungarico, a Primolano, prima della Guerra.
Il periodo tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 segnò profondamente la Valbrenta, che allora confinava con l’Impero (oggi con il Trentino). Pur essendovi alleata, il governo italiano decise di fortificarne i confini realizzando lo sbarramento Brenta-Cismon tra Enego e Arsiè con il forte del Monte Lisser (Enego), la Tagliata del Tombion (Cismon), la Tagliata della Scala (Primolano), i forti Leone di Cima Campo e Cima di Lan (Arsiè). Tali fortificazioni - costruite tra il 1884 e il 1914 - con la dichiarazione di guerra italiana del 24 maggio 1915 rimasero relegate ad attività di viglianza fino all’ottobre del 1917 (ritirata di Caporetto) quando vennero abbandonate e fatte saltare in aria per non lasciarle nelle mani nemiche.
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L'evoluzione dei fronti durante la "Guerra Granda".
Durante la Grande Guerra la Valbrenta si trovò stretta tra l’Altopiano dei Sette Comuni - dove ebbe inizio con la dichiarazione di guerra e dove si accanì la vendetta austro-ungarica con la Strafexpedition (= spedizione punitiva) - e il Monte Grappa, dove l’esercito italiano si attestò difensivamente alla fine del 1917 per resistere all’avanzata nemica  e giungere alla vittoria del novembre del 1918.
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La stazione "Internazionale" di Primolano durante la Grande Guerra
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A guerra finita la raccolta di resti metallici dei residui bellici - ferro, rame, ottone - diventò una piccola e pericolosa risorsa economica. L’attività veniva svolta dai “recuperanti”, che divennero presto grandi conoscitori delle battaglie poiché esploravano palmo a palmo ogni trincea, ogni postazione. Il materiale raccolto era rappresentato spesso da ordigni inesplosi che venivano disattivati sul posto oppure trasferiti in un luogo predisposto. Anche i bambini partecipavano alla ricerca di schegge ed altri residuati inerti. Anche oggi ci sono persone che “vanno a ferro”; si tratta di appassionati che collezionano e spesso scambiano ciò che trovano.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Dopo la Grande Guerra nel comune di Cismon sorse un'esperienza politica originale dove un Circolo "Rosso" dette vita ad un biennio amministrativo rivoluzionario e successivamente chiuso d'imperio dalle autorità. Più tardi  venne ad insediarsi uno stabilimento della Lancia che produceva motori. Per questo, con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, il paese venne bombardato una settantina di volte.
Dopo l'8 settembre del 1943 anche in Valbrenta presero a formarsi le formazioni partigiane, tra cui il battaglione garibaldino “Montegrappa” - che operava sul Grappa in territorio di Cismon - e la brigata “Gramsci”, che aveva la sua sede sulle montagne di Feltre.
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Il Forte Tombion, nel 1944, ospitava un un enorme deposito di esplosivo accumulato dai tedeschi. Ma nella notte tra il 6 e il 7 giugno 1944, la galleria presso il forte, con 23 quintali di dinamite, venne fatta esplodere dai partigiani lasciando un cratere di 30 metri sulla ferrovia della Valsugana su cui transitavano troppi convogli militari tedeschi.
Nel tardo Settembre del 1944 i tedeschi e i collaborazionisti del C.S.T. (Corpo di Sicurezza Trentino) fucilarono in più riprese a Carpané 27 partigiani, di cui 16 ex prigionieri di guerra britannici.  al termine del rastrellamento operato sul massiccio del Grappa. Ma numerosi altre fucilazioni avvennero in tutto il territorio della valle, testimoniate oggi da cippi e lapidi commemorative.
Nella primavera del ‘45, durante i giorni della Liberazione, anche la Valbrenta venne liberata.


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